top of page
  • Immagine del redattoreAldostefano Marino

M. Il figlio del secolo, Antonio Scurati

Aggiornamento: 5 feb 2022

Fatti e personaggi di questo romanzo non sono frutto della fantasia dell’autore. Al contrario, ogni singolo accadimento, personaggio, dialogo o discorso qui narrato è storicamente documentato e/o autorevolmente testimoniato da più di una fonte. Detto ciò, resta pur vero che la storia è un’invenzione cui la realtà arreca i propri materiali. Non arbitraria, però.

È anticipato da questa raccomandazione il nuovo romanzo storico di Antonio Scurati: M, il figlio del secolo. Forse il primo di una trilogia, che si occupa di narrare le origini del fascismo, fino al 1924, anno dell’assassinio di Giacomo Matteotti.


Il libro dedicato a Benito Mussolini, M: l’onorevole, il Capo, il Fondatore dei Fasci, il Duce del fascismo, e al suo bambino, appunto, il fascismo: un movimento interventista e passionale che imbambola il popolo italiano, impaurito e impoverito dalla Prima Guerra Mondiale, deluso dai tentativi violenti e sconclusionati dei socialisti. Il fascismo è il movimento interventista: si potrebbe dire, contro il popolo ma che nasce dal popolo: si origina da una guerra civile, combattuta gli uni contro gli altri, attraverso i giornali, le riviste, sostenuta dall’omertà e dalla cieca violenza, talvolta, dalla stessa Opposizione. Un movimento interventista, estremista, nazionalista e cantore della guerra, amante delle belle serate nei salotti delle redazioni, e che riconosce nell’Arte, nella pittura, nella musica, nelle Esposizioni e negli edifici imponenti il distintivo attraverso cui, l’Italia, questo bel Paese che va richiamato all’ordine, può affermarsi oltre il Mar Mediterraneo. Un movimento che nasce da un giorno all’altro e che, a macchia d’olio, trova adepti in tutta Italia.


A capo di tutti, di tutte le camicie nere mussoliniane che rispondono al richiamo di un solo uomo: il Generale, il primo ad aver costituito un Parlamento che è sempre pronto, all’occorrenza, a farsi esercito a sostegno del Paese.


Un Paese ingannato, quello descritto da Antonio Scurati, un popolo che si è fidato delle promettenti e affascinanti parole di un omino di nemmeno quarant’anni, il presidente del consiglio più giovane al mondo, piccoletto e di costituzione robusta, che ha saputo approfittare dello scontento dei piccoli proprietari terrieri per mettere l’Italia dei primi anni Venti ai suoi piedi: Benito Mussolini. Un uomo, prima di tutto, con le proprie debolezze, i propri sogni e pensieri, che ha saputo trascinare dalla sua parte anche l’Opposizione. Mussolini è un comandante, sì, un astuto e meticoloso calcolatore, un uomo viziato ma poco vizioso: animato da un unico grande intento, avere sempre ragione e poter disciplinare l’intera Nazione.


La sua idea è quella di dividere l’Italia in gerarchie, ben definite, per poi imporre alle persone di accettare serenamente il proprio ruolo, seppur minore, all’interno di una società ordinata e dedita all’ordine, con nessuna possibilità di crescita.


La storia che Scurati ci racconta non è solo la grande Storia precedente al disastro, è anche quella d’una Italia devastata e incattivita, che tira fuori il suo lato più guerrigliero e indipendentista. Il racconto e le storie delle persone che hanno contribuito a lasciar diffondere questo virus che è stato il fascismo.


Di quelle persone che hanno perso la dignità, l’essere umano, e hanno pensato solo ai propri interessi. E anche di quelle che, invece, ne hanno subito le conseguenze, vittime ed Eroi di questo (primo?) romanzo. M, Il figlio del secolo, è la storia della compagna ufficiale di Mussolini, Rachele Guidi, una figlia di romagnoli socialista, semianalfabeta, e compagna del Fondatore fin dal 1909; madre dei suoi figli. È la storia di tutte le innumerevoli donne sedotte da Mussolini, Angela; Ida Dalser, la donna fatta internare in un manicomio perché chiedeva invano, ma legittimamente, il riconoscimento del Duce come padre legittimo di suo figlio; l’attraente Margherita Safratti, socialista, che ha perso il figlio per mano del fascismo e che per onorarne la morte appoggia le ragioni del fascismo, come se la morte del figlio fosse necessaria per la ricostituzione di un ordine generale. Una donna che ha scritto per lui i discorsi pubblici più importanti, forse la più amata: silenziosa e ricorrente mittente della corrispondenza del Duce, a lui non chiede niente. Il letto di Margherita Safratti sarà sempre quello in cui Benito Mussolini farà ritorno quando avrà bisogno di sentirsi amato e consolato, spogliandosi dei propri incarichi politici e dei propri malumori.


M, Il figlio del secolo, è la storia del poeta Gabriele D’Annunzio, il seduttore dandy implacabile amante degli estremismi e al controllo della città di Fiume, importante territorio della Jugoslavia, desiderato dal re Vittorio Emanuele III: scenario di feste, bordelli e case chiuse. È la storia di Filippo Marinaretti, drammaturgo, poeta, scrittore e fondatore del futurismo, il movimento artistico ufficiale del fascismo: un’arte aperta al futuro, allo sperimentalismo, che mette in allerta gli intenditori di arte figurativa. Del compositore Toscanini, del drammaturgo Pirandello. È la storia di una certa prefazione che Mussolini scrisse all’opera più importante del poeta Ungaretti.


M, Il figlio del secolo, è la storia di un intero popolo che esegue gli ordini di un uomo solo. È la storia delle personalità artistiche e politiche che hanno gravitato attorno alla figura del Fondatore dei Fasci, quelle favorevoli alla presa del potere dei fascisti, fiduciosi alla Marcia su Roma del ’22: di Amerigo Dùmini, a capo del Fascio di Firenze, di Francesco Giunta, al comando del fascismo giuliano; del consigliere del Duce, Cesare Rossi, giornalista e acuta personalità a stretto contatto di Mussolini. E di tanti, tantissimi altri uomini.


Ma M, Il figlio del secolo, questo imponente e autorevole romanzo, che del romanzo possiede solo i metodi di comunicazione, un A sangue freddo capotiano, raddoppiato nelle dimensioni, è anche la storia dell’Opposizione al fascismo.


Un’Opposizione debole, che si è piegata al fascismo, che si è arresa, e che, in una forma altamente colpevole non si è opposta quanto avrebbe dovuto. Un’Opposizione lacerata, che spesso è stata favoreggiante nei riguardi del movimento promosso dal Duce. È la storia dei socialisti Treves Giacomo, e Nicola Bombacci, il “Cristo degli operai”, amico personale di Benito Mussolini; Filippo Turati e i suoi numerosi carteggi con Anna Kuliscioff, una giornalista che fa politica tramite il nome dell’amico, perché le donne sono escluse dai diritti politici.È inutile dirlo, andrei avanti per ore: M, Il figlio del secolo, è un romanzo di ottocento pagine, che contiene dentro di sé tanta storia, eventi che hanno segnato e stravolto, cambiato radicalmente l’Italia, il nostro modo di pensare, il nostro modo di sentirci sempre debitori nei confronti del passato, per non averlo ancora analizzato meticolosamente, e appreso che la violenza genera solo altrettanta, interminabile, e mostruosa violenza.

Scurati riferisce chirurgicamente di un’epoca che abbiamo dimenticato, o che non conosciamo a fondo, narrata attraverso l’impersonalità inaudita, di un narratore esterno e onnisciente che non prende mai una posizione, e che non si schiera mai per nessuna fazione. Ma noi sappiamo tutti per quale posizione concorre. Il racconto dettagliato di situazioni, di gesti, di posture, rendono il romanzo di Scurati un ottimo reperto storico, che si mescola a stralci di giornali, telegrammi, comunicazioni telefoniche e corrispondenza postale: un libro da cui apprendere, ma in cui è difficile trovare una testa, o il cuore di un personaggio, in cui immedesimarsi del tutto.


M, Il figlio del secolo è un’enciclopedia, una denuncia al fascismo e contemporaneamente accusa nei confronti di partiti, e uomini politici (con nomi e cognomi) che non hanno saputo opporsi alla violenza.


È una guida da cui ripartire, su cui rifondare le basi.Scurati ci sprona a imparare dal passato e,  alla fine, mi pare, che questo grande romanzo, M, questa enorme e gigantesca M che campeggia a tutta pagina sul metaforico sfondo bianco dei buoni intenti di Benito Mussolini, non sia quella che rappresenta il duce ma quella in onore di Giacomo Matteotti, il vero eroe di questa prima parte di romanzo: l’uomo che ha sacrificato la sua stessa vita per opporsi a una violenta e nuova realtà.


Da qualche parte leggo che M sia il primo libro di una trilogia, sono voci di corridoio che spero trovino conferma. Necessito di  conoscere a fondo e da così vicino tutta quanta la Storia poco conosciuta.


bottom of page