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  • Immagine del redattoreAldostefano Marino

La spiaggia, Cesare Pavese

Aggiornamento: 22 dic 2021

Nell’intera produzione di Pavese si può facilmente individuare un filo conduttore, temi a lui cari che ritornano di frequente. I paesaggi prima di tutto, come la campagna, la collina, il fiume, la città; ma soprattutto tematiche quali l’individualismo, la maturità, il rimpianto per la perdita dell’infanzia, la ricerca di un equilibrio interiore. In grandissima parte, sono gli stessi temi che troviamo nella Spiaggia.


La spiaggia arriva per Pavese dopo un lungo periodo di concentrazione sulla poesia. Scritto tra il 1940 e il 1941, indaga quel sentimento che nasce nell’uomo quando prende contatto con le cose sfuggenti e precarie della vita.


L’ambientazione, come lascia presagire il titolo, è quella di una spiaggia estiva, un luogo dove tutti si osservano e si abbandonano a loro stessi. È un posto dove ogni personaggio si spoglia dei propri abiti di apparenze e si lascia andare al caldo afoso dell’estate, si dileggia in frivoli conversazioni o si concede lunghe nuotate in mezzo al mare, lì dove «non si era mai soli». La spiaggia è un luogo magico – in un certo senso – perché lì vi succedono solamente cose in grado di cambiare il corso degli eventi. È l’ambiente che si ritroverà in alcuni suoi lavori come Il diavolo sulle colline, ma che non sarà facile riconoscere altrove – se si conosce anche solo sommariamente la bibliografia di Pavese.


Un Io narrante è il protagonista principale della storia. Si tratta di un professore, un uomo di circa trent’anni, solo, che vive la propria solitudine come una condanna e che non ha la forza di accettare di essere cresciuto.


Doro e Clelia, una coppia travagliata e sull’orlo di una precipitosa crisi coniugale, dopo molto averlo invitato, ricevono il loro amico in una lussuosa villa di proprietà sulla Riviera ligure. Clelia è una donna sola, e «volubile»; Doro, invece, dipinge per vincere la noia – ma ha deciso che smetterà, perché si è stancato di ritrarre sempre il mare. Il protagonista narrante è molto tempo che non si reca in visita ai suoi amici, e così, preso da un impeto di noia, decide di assecondare le loro richieste. In questo modo, i luoghi del lungo racconto diventano per il protagonista e i suoi amici un alibi per ritornare con la mente al passato, ai luoghi dell’infanzia e della giovinezza prima della maturità.


Pavese giudicava quest’opera un mero esercizio di stile, e al lungo disse che fosse una parentesi buia nella sua produzione. Tuttavia – contrariamente a quanto ci si aspetti con tale premessa – la scrittura compare qui più asciutta e scarna che mai. Infatti, l’intera storia è scritta con un linguaggio leggero, apparentemente immediato ma mai trasparente fino in fondo, contribuendo ad acuire quella sensazione di “sospensione” che si prova leggendo queste pagine.


Nella Spiaggia l’intreccio non è ciò che costituisce la lisca della storia. Sono gli incontri tra i personaggi che abitano le pagine, i loro rapporti, a costituire il nucleo dell’intero romanzo.


E tutti i rapporti sembrano abilmente votati verso un’incapacità comune di sapersi riconoscere adulti. Verso un’incapacità di sapersi accettare e proseguire in direzione dell’età matura. Tutti i personaggi, infatti sono in fuga da qualcosa – la maggior parte dalla loro maturazione -, e tutti sono sempre intenti a cercare – e spesso giudicare! – negli altri le vittorie che non hanno portato a casa personalmente.


Soprattutto, a tal proposito è bene citare la figura di Berti, un giovane diciottenne che su quella stessa spiaggia rincontra il suo insegnante privato. Eccolo il tipico personaggio pavesino, Berti: un adolescente che non ha voglia di far nulla e che nasconde la propria insicurezza e insoddisfazione in un comportamento aggressivo (ma solo di facciata). Non sarà forse lui la chiave di lettura dell’intera opera? Il suo essere così ostile al mondo e alla necessità di diventare adulti?

Ma per il protagonista non c’è più tempo per essere immaturi, e ai suoi occhi anche quell’ilarità e quella gioia che da sempre contraddistinguono il suo alunno, alla fine assumono l’aspetto malinconico che hanno le cose quando non possono più renderci felici.


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