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  • Immagine del redattoreAldostefano Marino

Le ambizioni sbagliate, Alberto Moravia

Dovrebbero inventare un termine specifico per definire lo stato d'animo in cui si incappa una volta conclusa la lettura di un libro qualsiasi di Alberto Moravia. Un termine che possa rendere onore alla sensazione di rassegnazione mista ad amarezza che si prova quando, voltata l'ultima pagina, ci si ritrova coi propri dubbi e fantasmi, a domandarsi quanto diversi o meno siano da noi, i personaggi portati in scena nelle pagine – sempre veicolo di ideologie – di uno dei più grandi narratori del Novecento italiano.

Dettaglio dell'edizione delle Ambizioni sbagliate, Giunti-Bompiani, Milano 2021. © Cesarina Gualino, Guanti, 1042, collezione privata.


Se c'è una cosa che fa da fil rouge – oltre alla mediocrità dei personaggi – a tutta l'opera di Moravia, è di sicuro l'ideologia nascosta dietro ogni suo contributo, e insieme all'ideologia, la finalità.


Qual è il fine della letteratura moraviana? A quali lettori e lettrici ideali si propone? Si indirizza a chi come Pietro, protagonista delle Ambizioni sbagliate, tenta di allontanarsi dalla degradante società cui appartiene?, o piuttosto a coloro che, come Andreina, hanno reso credo esclusivo della propria esistenza una necessità di lusso e di indifferenza completi davanti a ciò cui l'essere umano è in grado per raggiungere i propri biasimevoli scopi?


Certo è che non può non considerarsi portante, tra i fini moraviani, il tentativo di tratteggiare più di un vizio comune a tutti gli esseri umani: l'egoismo, la cecità davanti agli altri, la corruzione, l'ipocrisia di una società che cerchi profitto anche dall'aria che respira. E a poco importa, dunque, che a leggerlo sia poi chi si rivede in Andreina, o chi in Pietro, il messaggio dell'opera moraviana è lampante, e nelle Ambizioni sbagliate si fa ancora più vivo – e in qualche modo anticipatore di ciò che verrà scritto dopo.


Stampato per l'editore Mondadori nel 1935, Le ambizioni sbagliate, secondo romanzo di Moravia, dopo sette anni di lavoro fu un «fiasco», come scrive Arnaldo Colasanti nell'introduzione all'edizione tascabile Bompiani.


Un fiasco intanto perché, dopo il grande successo degli Indifferenti di pochi anni prima (1929), Moravia perse il suo editore. Ma oltre il danno anche la beffa, poiché verso la letteratura dello scrittore andarono a farsi sempre più pressanti i divieti politici nati sotto il fascismo, insieme a un ammonimento trasmesso di redazione in redazione, che non si parlasse mai dei libri di Alberto Moravia. L'ostilità del regime all'opera di Moravia non deve certo stupire: Moravia, raccontando la vita dei fascisti e della nuova classe privilegiata, quella borghese, non solo si faceva carico di narrare una storia lasciando al lettore la possibilità di riconoscervi il male, ma le sue opere erano anche ricche di verità scomode e immediate, di tradimenti, inetti personaggi che impiegano tutti i loro pensieri per compromettere l'incolumità del prossimo.


La storia delle Ambizioni sbagliate è in qualche modo simile a quella narrata negli Indifferenti, ma a differenza del primo, più breve sicuramente, nelle Ambizioni i personaggi aumentano di numero e di caratterizzazione, e le loro storie si intrecciano le une alle altre, come in un romanzo russo, conducendo tutti al medesimo punto finale: l'impossibilità di svincolarsi dalla stessa società che li ha partoriti.


Da una parte c'è Pietro, giovane giornalista alla ricerca del riscatto da un passato povero, ormai prossimo alle nozze con la nobile Sofia, ma che intravede in questa possibilità la propria corruzione, il suo conformarsi a una società snobistica e tradizionalista, e nel momento in cui ne diviene cosciente tenta di poter diventare una persona migliore. A mettere in discussione i suoi propositi c'è Andreina, cognata di Sofia e amante di Matteo, altro nobile, la quale nobiltà e vita lussuosa sono però garantite solo grazie alla moglie, Maria Luisa.


Andreina seduce Pietro che intende porre rimedio all'infedeltà di Matteo, e per quanto Pietro non le ceda, colto da una grande attrattiva per la possibilità mancata, inizia a tormentarsi sull'onestà e limpidezza dei propri sentimenti verso la ricca fidanzata che sta per sposare. Ma sbagliate, di ambizioni, sono anche le sue, e a nulla occorre riflettere sui buoni propositi di Pietro per estrarlo dal degrado protagonista dei romanzi moraviani.

Nulla ripugnava maggiormente a Pietro Monatti che una condotta ispirata ai calcoli, agli impulsi e a tutte le altre arbitrarie giustificazioni dell'amor proprio. Oltre che da un disprezzo istintivo per le angustie e per la meschinità dell'egoismo, oltre che da un'ammirazione non meno istintiva per le azioni e i propositi generosi, l'odio per tutte le forme che suole rivestire l'amore di sé e specialmente quelle dell'ambizione, della prepotenza e dell'interesse gli era stato riconfermato da certe sfortunate esperienze della sua prima giovinezza. Moravia A., Le ambizioni sbagliate, Giunti-Bompiani, Milano 2021 (p.63)

È questo l'incipit di un romanzo corale di oltre cinquecento pagine, che accompagna i personaggi di abitazione in abitazione, di vantaggio in vantaggio, persuasi da forti sentimenti di egoismo e vendetta. Un romanzo non dissimile da tutti gli altri scritti di Moravia, in cui l'idea di una società ormai macchiata dall'egoismo dei singoli può solo venire esposta in tutta la sua crudezza, priva di censure, senza che vi sia alcuna strada percorribile verso la salvezza.


Tra le loro azioni e i loro gesti, gli unici che appaiono sinceri sono quelli di Pietro, eppure, anche Pietro, che tende a voler essere una brava persona, disposta a mettersi sul lastrico pur di diventarlo, non è forse anche lui egoista e spietato davanti alle persone che lo circondano? Davanti alle sue stesse ambizioni vanesie e precarie? Anche l'unico personaggio positivo, fa presto dunque a trasformarsi in un archetipo negativo, nell'ennesimo individuo che, seppur spinto da una vocazione di bene, da ambizioni lodevoli, alfine è disposto a essere più crudele degli altri per raggiungere quel bene supremo.


Sofia, la quasi-moglie tradita, è la prima a metterlo sull'attenti quando lui prova a raccontarle di volerla lasciare – di spiegarle che questa e questa soltanto è l'unica azione possibile per non imbruttirsi – ma è così consapevole della propria ricchezza (che a sua volta le proviene da nessun altro che la cognata) che non teme mai che Pietro possa davvero far seguito alle sue intenzioni. Ma insieme a lei, tutti i personaggi, uno per volta, proveranno a convincere Pietro di essersi messo in testa qualcosa di impossibile – ma ognuno in risposta a un istinto, una paura propria, che il piano possa metter loro i bastoni tra le ruote.


In una Roma magnetica affollata di personaggi tipicamente borghesi, altri sono irrisolti, volenterosi di giungere al riscatto a qualunque prezzo. Nelle Ambizioni sbagliate di Moravia ritornano le tematiche di tutta la sua opera: la messa in discussione dei (dis)valori borghesi, e le debolezze pari a tutti gli esseri umani: dall'avidità di denaro alla sensualità vissuta come strumento per raggiungere gli scopi, fino allo snobismo e alla totale indifferenza atona degli individui, che assistono allo sfacelo di cui in parte sono carnefici, non tenendosene lontani e prendendo le distanze, ma quasi desiderosi di volerne essere protagonisti sempre più attivi.



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