«A te, che mai mi hai conosciuta» si leggeva in alto a mo’ di apostrofe, di intestazione. S’interruppe stupito: era rivolta a lui o a un personaggio di fantasia? Di colpo la sua curiosità fu desta. Ed egli si mise a leggere Lettera di una sconosciuta, S. Zweig, Adelphi, Milano 2009
Con queste parole comincia una delle più accattivanti narrazioni dello scrittore austriaco Stefan Zweig: Lettera di una sconisciuta. Brevissimo, ma pregno di sentimenti e colpi di scena, venne pubblicato per la prima volta nel 1922 in lingua tedesca.
Alcune testimonianze vorrebbero che la relazione tra Zweig e la moglie fosse cominciata proprio da una lettera che lo scrittore ricevette da un’adulatrice. Oppositore ai totalitarismi, europeista e fortemente spinto al sostegno della pace, Zweig fu uno dei maggiori esponenti della letteratura mitteleuropea. Morì in Brasile, con la donna che egli amò negli ultimi anni della sua vita, entrambi suicidi nel 1942.
Della protagonista di questo libello, tuttavia, non si scopre il nome nemmeno nell’ultima pagina; ma come noi, anche il destinatario della lettera è condannato a non conoscerlo. È l’ultima volontà di una donna, che dopo aver amato per tutta la vita un uomo – che non sa niente di lei, nemmeno che ella esista – decide di scrivergli per raccontargli tutta la loro storia.
Da tempo, il celebre scrittore R. riceve nel giorno del suo compleanno un mazzo di rose bianche. Non sa chi gliele manda, e per anni si limita a deporle in un vaso azzurro nel suo studio.
Nel giorno del suo quarantunesimo compleanno, quei fiori, però, non gli vengono donati. Lo scrittore è appena rientrato da una vacanza di tre giorni; il suo fidato domestico gli consegna la posta su un vassoio, e tra quelle lettere ne mette da parte una, di cui non riconosce la grafia, che gli appare più voluminosa delle altre.
È una lettera lunghissima, R. non ha mai visto niente di simile: venti pagine che sembrano quasi un manoscritto. Sono scritte da una donna sconosciuta che lo scrittore ha incontrato alcune volte durante la propria vita, ma di cui non ricorda assolutamente niente. Il romanziere, infatti, è un tipo austero, sedotto dal gentil sesso, e affascinato al punto da non poter rinunciare a frequentare tutte le donne che incontra e innamorarsene con la stessa facilità con cui poi fa presto a dimenticarle.
Per tutta la vita la donna ha avuto la tentazione di scrivere a R. ma si è sempre tirata indietro. Solo accanto al corpo del figlio morto d’influenza, spinta dalla sincerità che il dolore le genera, ella decide di farlo.
Perché non posso restare sola accanto al mio bambino morto senza dar sfogo a ciò che mi preme sul cuore, e a chi dovrei rivolgermi in quest’ora terribile, se non a te, a te che per me eri e sei tutto? […] A te solo voglio parlare, per la prima volta ti dirò tutto: dovrai conoscere tutta la mia vita, che è sempre stata la tua e di cui tu non hai mai saputo nulla. Ma conoscerai il mio segreto solo quando io sarò morta e tu non dovrai più darmi risposte. Lettera di una sconosciuta, S. Zweig, Adelphi, Milano 2009
La sconosciuta gli racconta la propria vita, interamente devota a quell’amore fanatico; gli narra dei pochi amanti che ha avuto, del bambino che ha partorito nella miseria, e dei pochi amori che ha vissuto. Tutti gli uomini che ha frequentato l’hanno amata, l’hanno viziata e ricoperta di regali e doni preziosi. Tra tutti, la sconosciuta avrebbe potuto sceglierne uno, ma a nessuno di loro si è lasciata andare con dedizione, perché l’unico motivo per cui li ha frequentati è stato poter far vivere a suo figlio una bella vita. Ma l’uomo che la sconosciuta ama è uno, e da lui non pretende niente più che egli continui a esistere.
La sconosciuta ha trascorso l’esistenza a osservare la vita dello scrittore: fin da quel loro primo incontro avvenuto nelle scale dello stesso palazzo borghese in cui abitavano.
Tutti i giorni lo osserva rientrare a casa con donne diverse, lo scruta dallo spioncino del portone di casa, ma mai nessuno sospetta niente di quel suo amore, provato da parte di una bambina verso un uomo molto maturo. Ciononostante la sconosciuta è costretta a lasciare Vienna con la madre e il suo nuovo compagno, e da quel momento la propria vita diventa una prigione.
Ma la sconosciuta autrice della lettera è cosciente dell’amore malato che ha provato per tutta la vita, ed è per questo che non scrive al suo amato per chiedergli qualcosa, ma solo per raccontargli tutto ciò che egli non ha potuto sapere.
La sconosciuta non ha intenzione di recriminare a R. le sue colpe o mancanze. Ella è sincera quando gli dice di non esser arrabbiata con lui, perché per tutta la vita non si è aspettata niente: il suo amore si è esaurito nell’adulazione dell’uomo, nell’osservazione dei suoi passi, dei suoi cambiamenti, e nella possibilità di farlo vivere dentro di sé.
Lo ama ancor prima di conoscerlo e ricorda di lui – e dei loro sporadici incontri –ogni cosa con una ossessiva precisione. Ricorda la prima volta che i loro occhi si sono incrociati, la posizione dei libri nella sua libreria, il vaso colmo di fiori che ella vedeva sempre sulla sua scrivania quando era bambina.
Proprio su questo vaso, in maniera metaforicamente circolare, si chiude il sipario di un racconto che si legge in una sera, lettura preziosa d’inizio secolo scorso, ambientata in una Vienna decadente, che tanto ha in comune con le persone che la abitano.
Lettera di una sconosciuta si consegna come un lunghissimo monologo lirico, una confessione, una dichiarazione d’amore straziante e senza pudore. Perché se è vero che l’amore non ricambiato fa sempre male, è altrettanto vero che la forma più pura di questo sentimento la si raggiunge quando lo si prova senza alcuno scopo.