A dieci anni dalla sua prima pubblicazione, Fazi Editore – a cui porgo i miei ringraziamenti – ripropone all’interno della collana Storie, uno degli indiscussi capolavori scritti da Guillermo Arriaga, Il bufalo della notte: un libro dolceamaro che entra abilmente in testa, toccando alcune zone sconosciute del nostro intelletto e generando un bailamme di emozioni, mischiando paura, amore e compassione.
Guillermo Arriaga, autore messicano cresciuto per le strade di Città del Messico, è rimasto nel cuore dei cinofili per aver scritto la sceneggiatura della Trilogia sulla morte di Iñárritu.
Il bufalo della notte, la cui trasposizione cinematografica è avvenuta solo un anno dopo la pubblicazione del romanzo omonimo, racconta della violenza che, talvolta vive l’amore.
Manuel, ventidue anni e un rifiuto per le droghe, ha una passione per la violenza, e un’altra per le donne. Il suo migliore amico è uno schizofrenico che si è tolto la vita sparandosi in testa: questo è l’incipit del romanzo.
Manuel è un egoista, pensa troppo a se stesso, a tratti maschilista, spesso e volentieri è un po’ presuntuoso; ha un fratello dispettoso e con lui un rapporto molto ostile. Sua madre è sempre assente, professionalmente affermata e schiacciata dai sensi di colpa, segna qualsiasi cosa e vive rigidamente; ventidue anni dopo la nascita dei suoi figli, non ricorda ancora a quale dei due non piaccia la cipolla, e con Manuel è «evidente che si sforzava di mostrarsi affettuosa e garbata». Suo padre ha un gran cuore, è guidato dal senso del dovere, “un uomo, nient’altro. Normale, semplice, forse un po’ goffo. Un uomo”, che si comporta da padre e da marito al meglio delle sue possibilità, aspettando che Manuel torni la sera per dargli la buonanotte e chiedergli se sta bene.
Ad alimentare Il bufalo della notte non son soltanto angoscia e dolore, ma c’è soprattutto il racconto di un’amicizia profonda e tormentata e di un amore, malato, trattato con dolcezza, per contrasto ad una continua ricerca di sesso da parte di Manuel.
Molte donne abitano questo romanzo ma, tra tutte, quasi protagonista è Tania, l’ex fidanzata del migliore amico di Manuel, Gregorio, che, dopo una lunga degenza in un ospedale psichiatrico, si è tolto la vita.
E forse, ora che è morto, gliela sta facendo pagare.
Chi è che scrive quei bigliettini minatori che Manuel continua a trovarsi recapitato a casa? E chi è quello strano ragazzo riccio che compare in tantissime polaroid nella scatola di ricordi che Gregorio ha lasciato gli ha lasciato? Che fine fa Tania? Ogni volta che scompare, e non si fa trovare nemmeno all’803, la stanza di un motel pagata mensilmente, dove ha perso la verginità e la testa per Manuel.
Tantissime domande tengono il lettore ancòrato al racconto dai toni blu, non ha scampo: ipotizza, si perde nella moltitudine di figure complesse e folli che abitano Il bufalo della notte, tentando di districarsi tra le tante verità rivelate attraverso frequenti flashback dalle ambientazioni nitide.
L’intensa storia raccontata da Arriaga ha poco a che fare con la pace: non mette a proprio agio ma, attraverso un ritmo straordinario e botta e risposta serratissimi, non permette al lettore di abbandonare un attimo la lettura.
La narrazione è fluida, e capitolo per capitolo sono introdotti sempre più temi, personaggi, veri e propri punti di svolta che stravolgono continuamente l’interpretazione degli eventi narrati.
La storia cambia costantemente sotto gli occhi del lettore e alla fine lo lascia di sasso. Dopo averlo sedotto saggiamente, Il bufalo della notte, abbandona il lettore e gli concede un finale per niente oggettivo.