«Pier Vittorio Tondelli e la nuova narrativa italiana» recita il sottotitolo del volume dedicato alla vita e alle opere di Pier Vittorio Tondelli, iniziatore di una nuova narrativa scritta dai giovani e destinata ai giovani. Un libro stampato dall'editore Bompiani, che intende ripercorrere la vita dell'autore, destreggiandosi tra l'autobiografismo presente nelle sue opere e i fatti noti che hanno segnato la vita del giovane scrittore emiliano.
Ma qual è, oggi, l'importanza di Tondelli e della sua opera? Se ancora è presto per esprimere un giudizio definitivo sulla sua opera, di sicuro però, a Tondelli va riconosciuto merito di un rinnovamento della scena letteraria in Italia negli anni Ottanta.
In Italia si comincia a parlare di una corrente di giovani scrittori dal 1985, in primis per ragioni di marketing, probabilmente nel tentativo di presentare un gruppo di scrittori, coeso e omogeneo per tematiche, alla Fiera del Libro di Francoforte di quell'anno. Sotto la definizione di «letteratura giovanile» si annovera infatti un tipo di letteratura realizzata da giovani autori sotto il boom economico, che si rivolgono a un pubblico ideale di lettori, e che narrano perlopiù la condizione giovanile di quegli anni. Spesso, questi libri si configurano come romanzi di formazione, dove il protagonista si scontra con la realtà che lo circonda, finché attraverso peripezie e dolori, raggiunge la propria identità, per adattarsi al mondo esterno, oppure per opporsi a esso. Ma a differenza del Giovane Holden, o del giovane Goethe, i personaggi di questa nuova corrente letteraria non vivono una parabola che li conduce verso la piena maturazione, ma anzi, l'intento proprio di questa corrente è di rappresentarli nella loro perdizione, nella loro incomunicabilità con l'ambiente circostante.
Nella nuova edizione dedicata a Tondelli, l'indagine di Carnero si spinge oltre e raggiunge gli scrittori giovani più contemporanei, includendo nella stessa corrente giovanile di Tondelli il fenomeno Melissa P., Roberto Saviano, Paolo Giordano, Alessandro D'Avenia e altre voci di giovani che scrivono dei problemi e delle vite dei giovani, indirizzando i propri scritti ai giovani, senza per questo negargli il consenso di un pubblico adulto e consapevole che ritrova in quelle pagine un'adolescenza ormai sfiorita, seppur consumata in modalità e tempistiche differenti.
Quella narrata da Tondelli è una nuova adolescenza fatta da un'incapacità di uniformarsi alle regole, farcita di rabbia, rivolta, e protesta, che esordisce dall'impossibilità delle nuove generazioni di riconoscersi nei padri e nelle società precostituite. E di questa insofferenza verso le regole, che tende a un rifiuto delle convenzioni e delle tradizioni, Tondelli ne è stato uno dei massimi esponenti, non solo da un piunto di vista letterario, indi per cui, non si può prescindere da ciò che lo scrittore ha depositato nei suoi scritti per ripercorrerne le tracce biografiche e viceversa.
Tondelli nasce a Correggio il 14 settembre 1955.
Qui vive un'infanzia secondo un'educazione cattolica, all'interno di un ambiente che lui stesso definirà di «gente ordinaria, gente comune, gente che batte le strade provinciali e comunali, gente lontana dalla cronaca e dal pettegolezzo». E a Correggio, il suo primo tentativo di evasione, come spesso accade, è la letteratura: si iscrive alla Biblioteca Comunale e legge Salgari, Orczy, Stevenson...
Nel 1969 si iscrive al Liceo classico Rinaldo Corso, negli anni dell'associazionismo cattolico, componendo i primi testi dei bollettini parrocchiali, spesso firmandosi con il nome di Vicky, come lo conoscono i suoi primi amici. Firma una riduzione teatrale del Piccolo Principe, ascolta le canzoni di Battisti, poi di Guccini e di Lolli. Tondelli si approccia all'arte con slancio, e non a caso, le sue opere cercheranno di attraversarla sotto tutti i punti di vista, a partire dalla musicalità di cui investirà il ritmo della sua narrativa e procedendo con la rottura degli schemi propri del rock.
Dal 1974 frequenta il DAMS di Bologna e Umberto Eco fa presto a riconoscere in lui l'alba di un talento, «un giovanotto di ingegno». Si appassiona di letteratura americana, sempre dei giovani, sempre per i giovani, da Kerouac a Céline.
Il suo esordio in libreria avviene con Altri libertini, pubblicato dall'editore Feltrinelli nel 1980, che gli portò subito un vasto riconoscimento tra i giovani del tempo.
Tuttavia, proprio per il titolo evocativo della sua opera prima, la raccolta di racconti sarà ritirata dalle stampe dall'autorità giudiziaria, specie per «un esteso repertorio di bestemmie contro le divinità del Cristianesimo». Ma in quale altro modo, Tondelli, poteva dar seguito ai propri intenti di voler rappresentare una precisa generazione di giovani omettendo il loro gergo?, le loro paure?, le loro ambizioni sessuali smisurate e senza vincoli spesso alimentate dalle droghe? Droghe che altro non erano che un modo per evadere dalla realtà, da un mal contento e un'insoddisfazione proprie delle generazioni degli anni Ottanta.
Nel 1981, Tondelli comincia a scrivere per Il Resto del Carlino e per La Nazione, approdando poi a una fruttuosa collaborazione con Linus.
Sono gli anni in cui Tondelli soggiorna a Bologna con più frequenza, e comincia a scrivere Rimini – un romanzo che la critica sminuirà definendolo scritto solamente per andare incontro al facile successo. Ma in questi anni, grazie a Linus, Tondelli può dedicarsi alla sua vera vocazione, la scrittura: e per lui scrivere non significa solamente scrivere, ma anche pubblicare, raggiungere il pubblico e sfamare le menti dei giovani.
Sulle pagine di Linus, dà il via al progetto Under 25, tramite cui Tondelli intende pubblicare e dare spazio ai giovanissimi, invitandoli a raccontare i loro tempi, i loro tormenti, a rendere vivido un malessere profondo comune a tutti i giovani. Non solo: Pier Vittorio intende aiutare i giovani che ambiscono alla scrittura, dà loro lezioni, consigli editoriali, e aiuti preziosi.
In seguito a una parentesi fiorentina, nell'86, Tondelli si trasferisce a Milano per sfuggire alla provincialità. Scrive per il teatro, e dà vita al suo romanzo più conosciuto, Camere separate, publicato ancora una volta grazie all'editore Bompiani, con cui cominciò a collaborare a partire da Rimini.
Camere separate è il romanzo dell'interiorità, la realizzazione delle proprie posizioni artistiche, che negavano la vita al genere del romanzo, dapprima da lui definita come una forma letteraria ormai morta. Camere separate è il romanzo in cui tutto succede nell'interiorità del personaggio, nei suoi dispiaceri, nella negazione di uniformarsi a una società, più simile a una prigione che a uno spazio in cui emergere, in cui Tondelli per primo si sente braccato. Ma questo suo ultimo romanzo è anche il luogo in cui può prendere forma la lezione tondelliana, la messa in scena della vita dei giovani, dall'educazione alle prime sperimentazioni sessuali, alla vita sregolata e fino alla completa legittimazione dell'omosessualità del protagonista. Omosessualità che fino ad allora era stata trattata tra le righe, senza mai essere esplicitata, come nel caso degli editi postumi di Umberto Saba, Dario Bellezza, o in quei tentativi censurati di Carlo Emilio Gadda, e Sandro Penna.
Nell'aprile del 1991 Tondelli cambia ancora città, ritorna a Bologna e viene ricoverato per l'AIDS. Sulle proprie condizioni di salute, Pier Vittorio decide di mantenere riserbo assoluto: incontra pochi amici e sdraiato a letto scrive appunti per un progetto che non vedrà mai la luce, Sante Messe.
Il dolore lo porta a rinchiudersi in sé stesso, e forse per questo motivo, l'autore decide di tornare sui propri passi, rivedendo alcune pubblicazioni già edite, prima fra tutte Altri libertini. Ma nel dicembre dello stesso anno, Tondelli muore.